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Come e perchè ho
cominciato
a essere cristiana
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al documento in PDF)
La mia vita cosciente incomincia a Recanati:
avevo forse tre anni.
Crocifisso ligneo
antico su velluto rosso (particolare della camera da
letto della poetessa) |
Quando
mi portavano a passeggio, volevo entrare in tutte le chiese che
incontravo nel nostro cammino, e in Chiesa, in braccio a mio padre,
Francesco, indicavo le singole stazioni della Via Crucis
chiedendone spiegazione. Percorrendo le tappe della Passione di
Gesù cominciavo a piangere al racconto di tanto strazio.
Piangevo tanto che la mia povera mamma, Giselda Cardosi,
preoccupatissima, pregava mio padre di desistere dai racconti,
vedendomi soffrire fino al pianto più dirotto.
Per fortuna mio padre seguitò ad accontentare le mie richieste: “E
questa scena?”, “E quest’altra?”. Così ho imparato ad
amare Gesù come Colui che ha voluto soffrire tanto per amore nostro,
per amor mio.
A Chiavari, nella Chiesa dei Cappuccini, poco lontano da casa nostra
(Corso Montevideo 1), come mio padre e mia madre ho voluto diventare
terziaria francescana. Così anche mia sorella, Leonella, più giovane
di me di quattro anni.
Il mio cristianesimo si basa sull’uguaglianza AMARE = SOFFRIRE,
così come ha fatto Gesù che con le sue piaghe ha redento il mondo.
Ricordo con quanta emozione, poco prima che scoppiasse la guerra
mondiale, lessi il famoso saggio di Benedetto Croce apparso su “La
critica”: “Perché non possiamo non dirci cristiani”, dove
il grande filosofo riconosceva nel cristianesimo non soltanto un
fondamento essenziale della civiltà umanistica dell’Europa e del
mondo, ma anche il coronamento di tante domande e di tante risposte
che i grandi pensatori della civiltà greca e latina si erano dati:
per esempio Platone, Seneca, e così via. Platone, addirittura,
profetizzò la passione di Cristo nel secondo libro de La
Repubblica e Virgilio la sua nascita nella famosa Sicelides
Musae (“Sicelides Musae, paulo maiora canamus” ovvero “O
Muse siciliane, cantiamo argomenti un po’ più importanti”). E si
vedano le famose lettere a Lucillo di Anneo Seneca: io lo
consigliavo, questo libro, a tutti i ragazzi che venivano da me per
lezioni private e mi chiedevano quali libri leggere la sera prima di
andare a dormire. Io indicavo sempre il Vangelo, in lingua greca e
latina, e le Lettere a Lucillo di Seneca.
Oltre che a Benedetto Croce sono grata anche a Boris Pasternak per
aver compreso il valore ineliminabile del cristianesimo quando dice:
“A chi si chiede se sia possibile superare il cristianesimo, io
rispondo: “puoi scavalcarlo, ma cadresti nel nulla, nella non storia”;
in un “prima della storia”, in uno stato primario della civiltà
senza possibile sviluppo: l’età dei cacciatori, quando si viveva dei
prodotti della caccia senza neppure cuocerli perché si ignorava
anche il modo di procurarsi il fuoco. “Crudus” in latino vuol
dire “crudo”, ma anche “crudele” (vedi Le Grazie
di Ugo Foscolo, Ugo dal “gran cuore”, come lo definiva Emilio Cecchi):
“E solo quando apparian le Grazie, i cacciatori e le vergini
squallide e i fanciulli l’arco e il terrore deponeano ammirando”.
E’ il momento della contemplazione, ossia della nascita della
coscienza nell’uomo attraverso la rivelazione del Bello.
In conclusione, mi è caro ricordare che Benedetto Croce, fatto
senatore, iniziò il suo dire con queste parole: “Iniziamo i nostri
lavori con il grande inno cristiano: “Veni Creator Spiritus,
mentes tuorum visita, imple superna gratia quae tu creasti pectora,
….” “Vieni Santo Spirito, visita le menti dei tuoi, riempi di
Grazia celeste quei cuori che tu hai creati…”.
ELENA BONO
(dettato a Stefania Venturino
in Chiavari, 27 Dicembre 2011)
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